Silvano Agosti, Nastro d’argento alla carriera: “La democrazia non sulla quantità ma sulla qualità”

Recente intervista all’amico Silvano:

Montatore, sceneggiatore, distributore e fotografo autarchico e clandestino dei suoi lungometraggi a 81 anni viene premiato per la sua lunga carriera. Il suo ultimo film, presentato a Locarno, sul decennio 1968-78. Da sempre provocatore sostiene: “Salvini vince perché prende i voti di chi odia gli immigrati. Ma si può creare una democrazia con questi mezzi?”…

https://www.repubblica.it/spettacoli/cinema/2019/02/27/news/silvano_agosti-220259891/

Non è un paese per uomini?

Questo post è una breve riflessione di come la TV e i social stiano letteralmente trasformando l’uomo (maschio) in una minaccia, in uno stupratore, in un assassino,  ecc… generalizzando come sempre e distorcendo la verità. Apri la TV e vedi quasi sempre omicidi (reali per carità, non lo nego) di uomini o mariti che stuprano o uccidono la compagna/moglie. Poi ci sono le “leonesse da tastiera” che sui vari social offendono pesantemente tutti gli uomini, generalizzando in un pericoloso narcisismo femminista. La realtà e le statistiche invece dicono altro, le madri sono le più pericolose ed abusanti verso i figli, sia fisicamente che psicologicamente, per non parlare di reati di sangue o violenza verso genitori, uomini, bambini in asilo o in ambito scolastico. Qui una pagina facebook dedicata all’argomento: https://www.facebook.com/noneunpaeseperuomini/

Si nota come facebook (o twitter per esempio) siano tremendamente sempre di più indirizzati ed indicizzati in una certa direzione, non è una novità, ci stanno riuscendo da decenni con la TV e continuano, diabolicamente, anche sul web. Come sempre è la persona che usa tali strumenti a doversi accorgere e  ricercare, verificare le reali bufale, di non seguire sempre la massa pecorona, ecc…

Ora, al di là di tutto, di statistiche e di fatti più o meno manipolati, voglio dire che la violenza non è di sesso femminile o maschile, è violenza e basta, sbaglio? La dualità creata per dividere le persone sugli ormai diffusissimi social e nella vita reale è piuttosto allarmante. Per questo motivo mi astengo da anni di commentare su facebook (argomenti più o meno particolari), preferendo come al solito, il confronto di persona. Provare per credere!

Temo il giorno in cui la tecnologia andrà oltre la nostra umanità il mondo sarà popolato allora da una generazione di idioti

(Einstein o chi l’ha scritta non aveva tutti i torti)

Dream Theater – Distance Over Time (2019)

Sono stati un mio mezzo “spauracchio” i tre brani rilasciati sul web (Untethered Angel, Paralyzed e Fall Into The Light), infatti non mi avevano particolarmente entusiasmato, carini per carità, ma pericolosamente poco più che sufficienti in quanto sanno di troppo già sentito e “riscaldato” specialmente per la opener Untethered Angel. I picchi personalmente li sento su due brani in particolare: At Wit’s End e Pale Blue Dot, qui tecnica e melodie magistralmente si fondono. Belle Barstool Warrior, Room 137, S2N, Out Of Reach. Non molto classificabile ma piacevole la finale (bonus track) Viper King, sembra un tributo al rock settantiano. Che dire? Non è certamente un capolavoro ma nel complesso Distance Over Time si fa ascoltare in maniera liscia, diretta e senza annoiare (come purtroppo aveva fatto per il precedente concept album, ma questa è un’opinione personale). Inutile sottolineare l’immancabile qualità tecnica dei musicisti, Mangini compreso: spacca bene dietro le pelli in questo CD! Voto: 7 / 7.5

14 febbraio 1900

Il primo San Valentino di questo secolo un gruppo di ragazze dell’aristocratico collegio di Appleyard viene portato in gita sulla montagna chiamata Hanging Rock. Alcune di loro scompariranno senza spiegazioni. Il film che ha reso celebre Peter Weir. Una sorta di thriller tutto al femminile, allusivo, emozionante e impalpabile, che conserva il mistero fino all’ultimo, sospendendo i luoghi tra realtà e sogno e trasfromandosi in una riflessione (cara all’autore) tra civiltà e natura.

Cosa possiamo fare?

« A un semaforo, aspettando il verde, mi colpì la scena al mezzanino dell’edificio che avevo dinanzi: decine di uomini e donne nel riquadro di grandi finestre correvano, correvano, restando però lì dov’erano, sudati e paonazzi, rivolti verso la strada. Non era la prima volta che vedevo una palestra, ma l’immagine di tutti quei giovani che, finito l’orario d’ufficio, erano corsi a smaltire frustrazioni e grasso mi pareva riassumere tutto il senso di quella civiltà: correre per correre, andare per non arrivare da nessuna parte.

Mi parve d’essere uno dei tibetani della storia che mi raccontò una volta il fratello del Dalai Lama. Nel 1950 una delegazione di monaci e funzionari che non erano mai usciti dal Tibet venne invitata a Londra per discutere cosa l’Inghilterra poteva fare per il loro paese. Venivano da un mondo povero, primitivo, ma bellissimo. Erano abituati a grandi spazi vuoti, a una natura coloratissima e loro stessi erano colorati nelle loro tuniche, nei loro cappotti e berretti.

A Londra furono ricevuti con grande cortesia e portati a giro a vedere la città. Un giorno, coi loro accompagnatori, i tibetani si ritrovarono nella metropolitana. Erano esterrefatti: tutta quella gente sotto terra! Uomini vestiti di nero, con la bombetta in testa, leggevano il giornale sulle scale mobili, la folla si accalcava nei corridoi correndo per salire sui treni in partenza; nessuno parlava a nessuno, nessuno sorrideva! Il capo dei tibetani si rivolse, pieno di compassione, all’accompagnatore inglese e gli chiese: “Cosa possiamo fare per voi?” ». ─ #TizianoTerzani, Un altro giro di giostra (2004)

Dream Theater, segnali di discesa?

Il singolo che fa da apripista al loro prossimo “Distance Over Time” in uscita questo mese si presenta, a mio modo di vedere, solo più che sufficiente. Li ascolto ormai da decenni e apprezzo comunque più o meno tutta la loro discografia (eccetto forse per “Falling into infinity” e il precedente “The Astonishing” che non ho digerito bene). Parliamoci chiaramente, questa canzone è veramente un ripetersi dei nostri, hanno svolto il loro compitino e nulla più. Stesse strutture, melodie, linee vocali (forse la cosa più noiosa?), assoli, ecc… Stessa cosa più o meno accade per la più recente canzone “Fall into the light”, che sempre sarà inclusa nel nuovo CD). Questo sarà il disco con canzoni della media di circa 6 minuti, pochi rispetto ai loro standard ma potrebbe essere un vantaggio, perlomeno me lo auguro! Certo che se gli altri brani avranno l’andazzo di questi due… si potrebbe parlare di flop. Un altro dato, forse allarmante, è che il loro nuovo tour sarà incentrato sul ventennio di “Scenes From A Memory” (grande album) e non propriamente sul disco nuovo e in uscita, il che fa pensare…
Intanto ascolto i loro (successori?) Haken, gruppo da tenere veramente in considerazione!