Considerazioni sulla “sicurezza a tutti i costi” – di Giovanni Marras

Si sta assistendo ad una escalation (ignobile) di sterile applicazione delle norme, dettate in tema di “contenimento” e concernenti l'emergenza sanitaria “Covid-19”, da parte di alcuni (per fortuna pochi ..) zelanti (forse anche latentemente frustrati?? Non si può escludere del tutto ..) agenti delle forze dell'ordine.
Intanto s'impone però una premessa importantissima: le forze di polizia della Repubblica sono costituite in larghissima misura da Signore e Signori di nobile animo, per cui va assolutamente evitata ogni considerazione "al ribasso" che faccia d'ogni erba un fascio, tale da offrire un'immagine degradata delle istituzioni preposte alla tutela della Collettività. Tuttavia v'è quella residua aliquota di soggetti in uniforme i quali ritengono di “adempiere” al loro dovere semplicemente applicando in modo pedissequo (ed alcune volte reinterpretandola ad hoc in chiave malevola) la “tale” norma straordinaria di limitazione delle libertà costituzionali ... e qui casca l'asino! Andrebbe illustrato a questi novelli “Gregg - la legge sono io” (per i non cinefili suggerisco la visione del film, interpretato dal solito Stallone hollywoodiano tutto muscoli e quasi zero cervello) che le disposizioni legislative si applicano “cum grano salis” e che chi è preposto ai controlli (controlli ... non giudizi sommari in stile inquisizione di Torquemada memoria) ha l'obbligo giuridico, oltre che umano e di buon senso, di mediare tra il contenuto della norma e la sua pratica applicazione. L’agente che esercita l'azione di verifica, pertanto, dovrebbe (e come detto, repetita iuvant, la gran parte degli appartenenti alle ff.oo. sono animati da tale sano spirito) contemperare il proprio agire in modo da costituire un serio riferimento – ed un conforto – per il cittadino e non già vestire l'armatura del samurai.
Specie in un momento sociale così delicato, l'afflato tra popolazione e rappresentanti della macchina di protezione e sicurezza dovrebbe essere elevatissimo, perché qualunque deriva autoritaria rischia d'innescare, infine, processi di disgregazione del tessuto sociale i cui effetti sono difficilmente prevedibili. 
Poiché i “mali non vengono mai da soli”, si sta assistendo, parallelamente, ad un ulteriore e preoccupante fenomeno: il “giustizialismo manettaro-repressivo” di certi campioni della “voglia di ordine a tutti i costi”. Questi esimi componenti dell'italica genia, che manifestano simpatia per ogni "azione forte" del "sistema Stato", rappresentano un'autentica iattura, in quanto contribuiscono considerevolmente ad esasperare un clima sociale già teso di per se!
Dall’angolo visuale dell’ex funzionario dello Stato, che ha profuso il proprio impegno per oltre un trentennio proprio negli ambiti dell'ordine e della pubblica sicurezza e della correlata intelligence, nonché della polizia giudiziaria, osservo che l'atteggiamento di "assoluzione d'ufficio" dello zelo di sparuti "rambo" costituisca un monstrum (anche iuris) non meno pericoloso (operate le dovute proporzioni ed applicati i necessari distinguo ..) dell'abito mentale del militare appartenente alle Schutzstaffel (SS) naziste, quando “si assolveva” dalla responsabilità di quanto commetteva in danno della popolazione civile asserendo di «non avere colpe in quanto esecutore di ordini»! Tale elaborazione (ma preferisco parlare di aberrazione) del “sentire la legalità” concretizza lo spettro d’una mentalità da schiavi, e purtroppo proprio questo tipo di (non) pensiero è quello che ha consentito (e che ancora consente) la nascita e l'affermarsi di totalitarismi e di dittatori. 
Piaccia o no, tutti coloro (senz’altro alcuni anche in buona fede ..) che sostengono l'automatismo della norma contribuiscono fattivamente a creare un pericoloso e velenoso humus sociale, che in futuro potrebbe allontanarci dalla civiltà.
Non dobbiamo scordare che quando un popolo abdica alla propria libertà, scegliendo la comoda opzione della sicurezza a tutti i costi, delegando quindi ad un ristretto novero di soggetti lo scorrere della vita, sia personale sia sociale, consente che si spalanchi il varco che conduce all'abisso del totalitarismo.