I consigli di Bill Mollison, co-creatore di Permacultura

I consigli di Bill Mollison, co-creatore di Permacultura

1. Impara a piantare, non solo un orto, ma anche colture di base (mais, yucca, ecc. ) e alberi (da frutto, nativi, legnosi);

2. Crea un legame con qualche terra, sia la tua o quella di un parente, un progetto, un giardino comunitario, ecc. Partecipa con le persone che vivono lì, vai a poco a poco alla ricerca di modi per trascorrere più tempo in campagna che in città, imparando a piantare, costruire, trattare i rifiuti organici e guarire nella natura;

3. Sviluppa abilità pratiche (cucina, falegnameria, riparazione di macchine, lavorazione alimentare, cucito, ecc.) e insegna queste abilità a bambini e amici, vicini;

4. Cerca un gruppo di sostegno reciproco, dove le persone si occupino l’uno dell’altro, facciano prodotti di necessità di base collettivamente, come prodotti igiene naturale, rimedi naturali, lavorazioni alimentari come alimenti conservati e fermentati;

5. Semplifica la tua vita ora, liberando spazio e tempo. Scopri tutto quello che puoi fare senza soldi: camminare, fare esercizi, artigianato, arti del corpo, socializzare, giardinaggio;

6. Separati dalla logica di consumare sempre di più. Scegli prodotti che durano a lungo, di qualità, fatti da piccoli produttori, imprese sociali e imprese economiche solidali. Fai scambi, dai e ricevi regali per valore affettivo, anziché valore finanziario;

7. Scambia, immagazzina, moltiplica e diffondi semi creoli (nativi, non geneticamente modificati, prodotti dall’agricoltura popolare e familiare);

8. Riconosci che la vita sarà molto migliore dopo! Siamo solo in transizione.

in Ricordo di “Remo”

FONTE: https://www.facebook.com/ScuolaAmbulanteAgricoltura/posts/1388645711318902

No, non è andato niente bene… (di Andrea Bellavite)

FONTE:

http://storieviandanti.blogspot.com/2020/04/no-non-e-andato-niente-bene.html

Dove è finito il libero pensiero? Nel diluvio di parole che caratterizza questo finalmente tramontante periodo di reclusione forzata, il sistema maggioritario sembra funzionare purtroppo molto bene. L’Italia si divide in due schieramenti, i “pro” e i “contro”, ciascuno con i propri politici scienziati giornalisti economisti da una parte o dall’altra. La piccola percentuale dei “non allineati”, quella che ragione esclusivamente con la propria testa, si trova proprio malgrado a essere iscritta d’ufficio al gruppo degli uni o degli altri, quasi veramente non fosse possibile percorrere una propria libera strada, frutto di constatazioni e non di opinioni. Oppure viene azzittita a malo modo e relegata nella cerchia dei complottisti, terrapiattisti, sostenitori del non sbarco dell’uomo sulla Luna e così via… Qual che esempio: se si ascolta il Nobel Montagnier che incrementa il sospetto di un collegamento fra i laboratori di Wuhan e la partenza dell’epidemia da Wuhan, sul carro salta Salvini con i suoi, gli avversari si scatenano contro lo scienziato “rincoglionito” e i sostenitori della sua tesi perché “altrimenti si rafforza Salvini”. A questo punto, se qualcuno – anche il più scatenato bolscevico comunista – osa ragionevolmente sottolineare che sia almeno un’incredibile coincidenza che il virus si diffonda a partire proprio dal mercato della città dove si studia nei laboratori il coronavirus, questo viene tacciato inevitabilmente di essere collaborazionista della Lega. Se si concorda con Sgarbi che riporta i dati dell’ISS che sconfessano i 25.000 morti “per coronavirus” e si sottolinea la necessità di una ripartenza diversificata tra Regioni che hanno situazioni estremamente diverse, qualcuno subito ti dice: “allora sei d’accordo con Forza Italia e con quel malandrino di Sgarbi”. No, io, uomo di parte, dichiaratamente schierato non nel centro sinistra ma a sinistra, voglio essere libero di dire che le coincidenze sono impressionanti – come se un asteroide colpisse esattamente la sede della Nasa che studia gli asteroidi, che le riviste scientifiche non hanno negato la “possibilità”, ma la “probabilità” che il virus sia partito proprio da Wuhan. E voglio essere libero di dirlo da internazionalista convinto, non certo perché ce l’abbia con un popolo meraviglioso come quello cinese, non me ne frega proprio niente se il virus sia nato in Cina o in Bessarabia, ma perché è necessario capire perché e da dove sia partito per combatterlo tutti insieme.  Voglio essere libero di attraversare il confine tra Italia e Slovenia e tutti gli altri confini di Europa. Voglio essere libero io, come voglio che siano liberi di attraversare i confini tutti coloro che fuggono da fame guerra e persecuzioni. E voglio che gli italiani – tutti indistintamente – non siano considerati un pericolo planetario perché in Lombardia (e non solo, ahimé) sono stati mandati al massacro operatori sanitari, ospiti di case di riposo e anziani afflitti da tante malattie. Oppure perché – lo dice la Direzione del Ministero della Salute, con buona pace del Ministro Speranza, di sinistra – dal 20 gennaio al 10 marzo si è lasciato andare la gente allo stadio, a sciare, nelle fabbriche e negli ospedali senza presidi “perché si temeva di creare il panico”. No, io voglio che siano tolte le barriere di confine che abbiamo fatto tanta fatica ad abbattere e voglio essere libero di dire che in tutta questa storia non c’è destra o sinistra, ma (poca) coscienza e (molta) incoscienza. e che non è giusto che per l’incoscienza di pochi si debba “pagare tutti”. Infine, il 10 aprile (il 10 aprile!!!!!) si è creata la task force (che orribile termine!) per la fase 2. E prima non si è fatto nulla? Un altro team (altra espressione orribile) di esperti, selezionati accuratamente, nessuno sa e saprà mai con quali criteri, decideranno come dovrà “ripartire” l’economia. Mentre il precedente team di scienziati non ci spiega perché un mese e mezzo di reclusione non abbia prodotto che scarsi risultati, stando almeno ai numeri che un team di statistici ci hanno propinato per due mesi senza alcuna logica tecnica e scientifica. No, davvero, non è andato niente bene!

Andrea Bellavite